Madonna col bambino tratta da Pietro Lorenzetti

Icona della Madonna con Bambino. Riproduzione d’Arte di Silvia Salvadori.

Icona sacra realizzata con tempera e oro zecchino su tavola. Opera eseguita con le antiche tecniche pittoriche della scuola senese del XV sec.
Misure: 59 x 40 cm

Categorie: Medioevo senese

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Descrizione

Madonna con Bambino di Silvia Salvadori. Bottega d'Arte di Silvia Salvadori - Arezzo . Tavole medievali dipinte. Opera tratta da: Pietro Lorenzetti, XIV secolo. Tecnica: tempera e oro su tavola. RIPRODUZIONE D'ARTE di Silvia Salvadori. Icona della Madonna con Bambino dipinta a tempera e oro zecchino su tavola antica secondo le antiche ricette della scuola senese. Icona. Madonna con Bambino, Riproduzione d'arte da Pietro Lorenzetti. Arte Medievale. Polittico della Pieve di Santa Maria, Arezzo. Pietro Lorenzetti (Siena, ca. 1280/85 – ca. 1348) è stato un pittore italiano del Trecento, tra i pittori della scuola pittura senese. Fu fratello maggiore di Ambrogio Lorenzetti. La sua formazione dovette compiersi sotto Duccio di Buoninsegna, col coetaneo Simone Martini. Dal 1310 al 1320 partecipò al grande cantiere decorativo della Basilica inferiore d'Assisi, con Simone Martini e altri pittori fiorentini della scuola di Giotto; in particolare lavorò nel transetto sud al servizio del cardinale Napoleone Orsini, affrescando scene della Passione di Cristo, nelle quali dimostrò di aver sviluppato un linguaggio figurativo autonomo che sintetizzava arte senese e linguaggio di Giotto. Emblematica è per esempio la scena dell'Ultima Cena, costruita attorno ad un tavolo al di sotto di una magnifica loggia esagonale (che ricorda molto la struttura del pulpito del Duomo di Siena di Nicola Pisano), dove viene dimostrata l'assimilazione delle tecniche prospettiche per le virtuose ambientazioni architettoniche derivate da Giotto; ma ancora più sorprendente è la visione della stretta stanzetta dei servitori a sinistra: un quarto della superficie dell'affresco è infatti occupato dalla cucina adiacente, dove il cibo sta bollendo sopra un focolare e due servitori puliscono le stoviglie e gettano gli avanzi; sullo sfondo si riconoscono particolari dell'arredo (una pala da carbone e ripiani con stoviglie) e in primo piano troviamo un gatto che si riscalda al fuoco e un cane che lecca gli avanzi di cibo dai piatti. Nessun seguace di Giotto avrebbe probabilmente considerato degno un dettaglio che per quanto quotidiano appare piuttosto "basso", mentre la curiosità di Pietro Lorenzetti appare accesa da questo minuzioso dettaglio, dalla precisa descrizione della realtà. Il polittico della Madonna della Pieve di Arezzo del 1320 è la prima opera pervenutaci datata. Pietro Lorenzetti si recò successivamente a Siena, dove nel 1329 dipinse la grande icona della Madonna col Bambino, San Nicola di Bari, Elia e Angeli o Pala del Carmine, poiché conservata tutt'ora nella senese chiesa del Carmine. La Madonna è assisa in trono, in una solenne plasticità che ricorda la Madonna di Ognissanti di Giotto, soprattutto nelle corpose sfumature del volto. Di quest'opera è interessante anche la tavoletta con la Fontana del profeta Elia, facente parte della predella, nella quale è un carmelitano che attinge acqua con una brocca. La sensibilità di Pietro Lorenzetti per la qualità materica degli elementi naturali e per i relativi effetti ottici è resa evidente dall'incresparsi della superficie dell'acqua della vasca per effetto degli spruzzi e dai riflessi sulle coppe di vetro appoggiate sul bordo della fontana. Sempre a Siena, insieme al fratello Ambrogio Lorenzetti, eseguì nel 1335 gli affreschi ormai perduti della facciata dell'Ospedale di Santa Maria alla Scala. Nelle opere più mature egli appare influenzato dal fratello Ambrogio Lorenzetti, dove il giottismo più fiorentino viene stemperato nelle ricerche naturalistiche e luministiche. Per esempio nel trittico del 1342 per il duomo di Siena, destinato a decorare l'altare di San Savino, rappresentò la Natività della Vergine su tre pannelli trattandoli come se si trattasse di uno solo, anzi trattando le demarcazioni come se fossero dei pilastri che separano la stanza in tre ambienti, due dei quali appartenenti alla stanza principale e uno, a sinistra, dove aspetta trepidante Gioacchino, il padre di Maria. Le volte dipinte sono illusionisticamente collocate sui "pilastri" della cornice e la loro prospettiva segue un preciso sistema di piani ortogonali anche in profondità (si veda per esempio lo sfondamento su un cortile porticato sulla sinistra), che presentano angolazioni vicinissime a quelle della vera prospettiva geometrica del punto di fuga unificato approntata solo da Brunelleschi all'inizio del XV secolo. L'interno domestico però non si riduce ad una fredda struttura architettonica, anzi le figure vi si muovono a proprio agio ed i dettagli di mobilio e suppellettili sono curatissimi, dalle mattonelle del pavimento alle stelline dipinte sulle volte a crociera. Questa è anche l'ultima opera documentata di Pietro Lorenzetti, del quale non si hanno più notizie dopo il 1347: è probabile che sia morto durante la peste del 1348. Originale: Arezzo, Pieve di Santa Maria - Riproduzione d'arte da Pietro Lorenzetti Misure: 59 x 40 cm Tecnica: tempera e oro zecchino puro su tavola antica Note: riproduzione d'arte da Pietro Lorenzetti (Arezzo, Polittico della Pieve di Santa Maria). Bottega d'Arte di Silvia Salvadori - Arezzo . Tavole medievali dipinte.
Autore: Arezzo, Pieve di Santa Maria - Riproduzione d'arte da Pietro Lorenzetti
Misure: 59 x 40 cm
Tecnica: tempera e oro zecchino puro su tavola antica

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