7 luglio 2021

La comunicazione cromatica e i suoi benefici tra passato e presente - Gocce di Medioevo

La comunicazione è tutto!

Questo concetto rappresenta, da decenni, il fulcro della nostra società. Perché proprio dal nostro modo di comunicare idee e azioni dipendono la vita e il destino di tutti, così come la capacità di elaborare pensieri ed emozioni o di prendere decisioni in una direzione piuttosto che in un’altra. Prendiamo ad esempio la comunicazione visiva legata al colore e l’uso che ne è stato fatto tra Medioevo e Rinascimento: grazie a una tradizione tramandataci nei secoli, è giunta sino a noi, tanto da influenzarne ancora l’arte, la moda e alcuni stili di vita.

Il colore accompagna l’uomo: è luce, penombra, oscurità, ma è anche qualità, sostanza, peso e materia. Sin dall’antichità e soprattutto nelle epoche sopra citate, il colore ha occupato un ruolo predominante nella vita, nel costume, nell’arte e nell’architettura e non vi è stata mai casualità nel suo uso; esso ha avuto infatti una precisa valenza simbolica, tantoché la scelta del colore e lo studio attorno ad esso ne hanno costituito nei secoli una scienza perfetta e assai vasta. Di esso e dei suoi usi e benefici, hanno trattato vari studiosi, tra cui Michel Pastoureau, medievista tra i più noti al mondo per i suoi approfondimenti sulla storia dei colori e sulla cromoantropologia.

Secondo la tradizione medievale i colori sono suddivisi in relazione alle virtù mondane, a quelle teologali e cardinali, alle pietre preziose e alle complessioni dell’uomo secondo le teorie mediche, astrologiche e astronomiche del tempo. Inoltre, durante tutto il Medioevo, il colore diventa “metafisica della luce”, intesa come emanazione di Dio. La luce assume, quindi, un valore non solo mistico e spirituale, ma anche estetico. Basti pensare che il decoro urbano e l’abbigliamento prevedevano l’utilizzo di determinati colori in base al ceto sociale, alle tradizioni religiose e civili e ai diversi periodi dell’anno. In base a questa concezione, il primo posto spetta al color dell’oro (che rappresenta anche il giallo), quindi all’argento (o bianco), al rosso e al blu; seguono il nero, il verde e, infine, il porpora.

 

L’oro: il primo colore per importanza e luminosità

L’oro è, per sua natura, nobile, luminoso, virtuoso e dispensatore di conforto, al punto che, negli antichi saggi di medicina, viene spesso citato come sommo rimedio per chi è debilitato o in agonia. L’oro raffigura il sole, che è il sommo astro dispensatore di luce, e la Legge Divina ne associa la virtù teologale alla Fede asserendo che nessuna cosa è più bella della sua luminosità. Proprio per questo, i Santi, i re, e i ricchi uomini di ieri e di oggi amano adornarsi e rivestire anche i loro arredi e le loro dimore con tutte le tonalità di questo augusto e nobile colore. L’oro è inoltre paragonato alla fine pietra preziosa del topazio e, tra le virtù, simboleggia la ricchezza e la regalità.

Bianco e argento: simboli di innocenza e purezza

Al secondo posto incontriamo il bianco (o l’argento) che rinvia al colore lunare e all’acqua, il più nobile degli elementi dopo l’aria. Questo colore è equiparato alla perla ed essendo dopo l’oro il metallo più incantevole, è stato spesso utilizzato per ricoprire o forgiare le statue di un tempo, come ad esempio quelle di Cesare Augusto, oppure i fermagli, le incisioni, le impugnature delle spade e, addirittura, i ferri del più nobile destriero, ossia il cavallo. Somma di tutti i colori, il bianco è come l’oro, anch’esso legato alla luce. Uno degli esempi più significativi dell’uso della luce bianca, lo troviamo ad Arezzo negli affreschi della “Vera Croce” di Piero della Francesca. In Piero, la luce diventa simbolo stesso di razionalità, investendo le scene secondo i rigorosi principi geometrico-matematici della prospettiva. La luce rende la pienezza dei volumi, rivela ogni forma come un solido geometrico luminosissimo e aumenta la solennità delle figure scultoree. Sempre citando Piero della Francesca, è di grande bellezza l’episodio dei due cavalieri nell’Adorazione del Sacro Legno, in cui i personaggi, esattamente contrari l’uno all’altro per posizione e per colori complementari, si sottopongono al gioco di luce e ombra con una costruzione simmetrica impeccabile. I colori chiarissimi e brillanti, accostati a contrasto, rispondono a leggi di armonia e ritmo che ricordano quelle della musica. La Speranza è la virtù teologale ad esso associata, poiché l’argento ricorda la luce in fondo a un tunnel, la fine di un periodo di sofferenza e la speranza di un domani rinnovato e prospero. Non a caso, le figure più importanti della storia, quali Papi, re, sultani e sceicchi, hanno sempre indossato tuniche bianche, e ancora oggi durante le funzioni o le cerimonie più solenni, uomini e donne vestono questo meraviglioso colore.

 

Vermiglio: terzo colore e simbolo del fuoco

Il vermiglio è il simbolo del fuoco, il più nobile dei quattro elementi e il più lucente dopo il sole. Proprio per questa associazione, rappresenta la virtù più importante, la Carità, che richiama l’amore e che, come una fiamma, rimanda alle cose alte. L’elemento del fuoco lo collega, inoltre, alle piume della fenice, animale mitologico, simbolo di rinascita e fierezza. Simbolicamente connesso al pianeta Marte, questo colore è comparato al rubino, pietra preziosissima, e da sempre simbolo di grande stato e dignità, come bene lo dimostrano gli abiti degli imperatori, dei re, dei cardinali e dei Cherubini in alcune raffigurazioni d’arte. Tanto grande è la dignità di questo colore che, nel mondo di oggi, contraddistingue le produzioni di lusso dei grandi marchi della moda e dell’industria.

L’azzurro: simbolo del cielo, dell’aria e del pianeta

Giove Tra i colori, l’azzurro è il più “sottile”, penetrante e capace di assorbire le influenze luminose, senza le quali non può esserci forma di vita. È associato allo zaffiro, all’acquamarina e al lapislazzuli, per la sua chiarezza, purezza e immutabilità, e alla virtù umana della lealtà. Lo zaffiro dona coraggio all’uomo pietoso e devoto in Dio, che si conferma nel bene e dona la pace: per questo è definito la pietra santa. Di questo colore, ne ha ben trattato Cennino Cennini che si è formato con le tecniche e il gusto della bottega di Giotto. Nel suo “Libro dell’Arte”, si testimonia la grande considerazione per il blu (oltremare) legato all’oro: “Azzurro oltramarino si è un colore nobile, bello, perfettissimo oltre a tutti i colori; del quale non se ne potrebbe né dire né fare quello che non ne sia più.[…] E di quel colore, con l’oro insieme (il quale fiorisce tutti i lavori di nostr’arte), o vuoi un muro, o vuoi in tavola, ogni cosa risplende”. L’azzurro è altresì il colore dei re ed è paragonato all’empireo sereno e luminoso, per far intendere con la sublimità e l’altezza celeste, quale sia l’ampiezza della loro dignità e potenza. All’azzurro è legata anche la virtù cardinale della Giustizia. Il suo colore, come abbiamo detto, è simbolo di fedeltà, ed è per questo che alcune grandi marche, i cui prodotti sono sinonimo di qualità, utilizzano sovente questo colore.

 

Il nero e il suo significato nell’araldica medievale

Quinto colore e simbolo di Saturno, il nero è associato all’elemento della terra nell’araldica medievale: è emblema di umiltà e semplicità e, proprio per questo, se ne vestono alcuni religiosi. Questo colore ricorda il diamante, che è finissima pietra preziosa e, nonostante sia sovente associato alla tristezza, è anche simbolo di grande dignità e posizione; proprio in segno di queste cose grandi se ne vestirono, nel Medioevo e nel Rinascimento, borghesi e mercanti. Nell’iconografia rappresenta il mistero ed è per questo motivo che lo troviamo ad adornare i sontuosi abiti della Trinità e di alcune Madonne come, ad esempio, la Madonna di Loreto. La Prudenza è la virtù cardinale che esso rappresenta e, non a caso, nella moda, gli abiti che indossiamo alle estremità (guanti e scarpe) o quelli che ci riparano dal maltempo (mantelli e cappotti), sono spesso di questo colore, come a ricordarci di essere prudenti nella quotidianità e nelle intemperie.

 

Il verde come rappresentazione della Natura

L’ultimo colore è il verde, colore dominante, dopo l’azzurro, di tutto ciò che ci circonda. Associato a Venere, il verde rappresenta la Natura, nella sua concezione di crescita e rinnovamento, ma anche di fascino e mistero, oltre ad essere paragonabile allo smeraldo, pietra pregiatissima. Nonostante il verde sia da alcuni reputato il meno nobile dei colori, se utilizzato nelle pitture o nel decoro di abiti è assai apprezzato ed esaltato, poiché è il colore della primavera, del risveglio, delle foreste, delle montagne e delle acque limpide, ed è pertanto molto pregevole a vedersi. La Fortezza è la virtù cardinale ad esso collegata e, da secoli, il verde è inteso come il colore simbolo di allegria, giovinezza, ottimismo, equilibrio e felicità.

Il porpora: il settimo colore

Di tutti i sei colori sopra citati se ne fa uno, quando li si mescolano insieme tanto dell’uno come dell’altro. Il settimo colore, simbolo del pianeta Mercurio, è detto porpora e, se da alcuni è ritenuto il colore più infimo, da altri è considerato il più elevato, poiché le sue caratteristiche gli derivano dagli altri sei colori. Di porpora si sono ammantati re e imperatori, altari e tabernacoli e se ne sono dipinti Cristo e la Madonna, in segno di Regalità e Maestà. Nelle virtù è associato all’abbondanza dei beni e alla Temperanza.

 

La grande virtù del colore e la figura dell’artista, alchimista inconsapevole

Mescolando insieme i sette colori analizzati, se ne possono creare infiniti ed è per questo che, citando il trattato di Scille, araldo del re Alfonso V d’Aragona, si può dire che “la virtù” del colore è grande, perché fa risaltare la differenza tra le cose, come tra l’oro e l’argento; è sostanza di splendore, bella in sé medesima, senza aver bisogno di alcuna luce, rallegra chi la guarda, dà vigore alla persona, arricchisce o avvilisce gli oggetti su cui è. “Ogni cosa è ben rappresentata nel colore, il suo splendore colpisce la vista. Con il colore ogni cosa è valorizzata e nobilitata. Il colore dà mostra delle cose che Nostro Signore ha creato […] e da loro un’immagine ben definita, essendo […] espressione di luce e […] assumendo nella materia forme miste” Se tanto grande è l’importanza del colore, colui che ne fa buon uso, ossia l’Artista, diventa un vero e proprio alchimista, anche se ignora di esserlo. Sono gli artisti di ieri e di oggi, infatti, a dettare le tendenze e le mode della società. L’artista, quello o quella con la A maiuscola, è colui o colei che, con la sua arte, eleva le persone alle cose alte, le educa al bello, al vero e al buono, trinomio perfetto che costituisce, come diceva il saggio Socrate, il fulcro di ogni retta società. Il vero artista potrà solo realizzare opere belle e di grande valore, poiché l’Arte è sinonimo di Bellezza, e la Bellezza è sempre apprezzata e gradita universalmente, poiché essa salva l’umanità dall’imbarbarimento e dalla desolazione. L’artista è quindi interprete delle infinite perfezioni divine: egli interroga la memoria del mondo archetipico, senza accorgersene. I motivi del simbolismo alchemico emergono nell’opera indipendentemente dalla sua volontà. Non è l’artista a dar vita al simbolo, al contrario è l’artista a subire il simbolo che gli si impone: egli o ella è colui che si realizza attraverso la ricerca della verità.

"Il pennello e i colori sono nelle opere d'arte, la penna e le frasi con cui l'artista ci racconta i propri sogni: la luce è ciò che li rende reali " Silvia Salvadori ©