8 giugno 2021

L’eccezionale fioritura della scuola pittorica aretina - Gocce di Medioevo

L’arte in terra d’Arezzo, un patrimonio unico fin dai tempi di etruschi e romani

L’arte in terra d’Arezzo affonda le proprie radici indietro nei millenni. La città è stata un fiorente centro artistico fin dal VI secolo a.C. quando con gli etruschi divenne importante per la produzione di oreficeria, mentre al tempo della civiltà romana era conosciuta tra i punti di riferimento per ceramiche e vasellame in terra sigillata.

In questi secoli, tra l’altro, si diffuse anche in città l’antica tecnica pittorica dell’encausto che si basa sull’utilizzo di colori mescolati alla cera d’api attraverso il calore del fuoco, con l’utilizzo di pigmenti di origine naturale tra cui rientrano anche materiali pregiati e preziosi come i lapislazzuli o l’oro zecchino. Molti artisti hanno successivamente provato a studiare e a recuperare questa arte raccontata anche dal trattato “Historia Naturalis” di Plinio il Vecchio e, tra questi, è rientrato anche Leonardo Da Vinci che provò ad utilizzarla con risultati deludenti per la pittura murale della Battaglia di Anghiari. La fine dell’encausto è coincisa con l’affermazione della pittura con la tempera a tuorlo d’uovo che, sfruttando gli stessi pigmenti, ha ottime capacità essiccative e garantisce un colore lucente, brillante e durevole nel tempo.

 

Il Duomo Vecchio al Pionta: una cittadella di arte e cultura

Tornando ad Arezzo, la pittura a tuorlo d’uovo è stata utilizzata dagli artisti locali del medioevo che permisero alla città di conoscere tra il 1200 e il 1300 il suo periodo di fioritura e di splendore. Il fulcro di questa attività era il Duomo Vecchio sul colle del Pionta che, edificato sul luogo dove era sepolto San Donato e descritto come un “Vaticano aretino”, diventò una vera e propria cittadella dedicata allo sviluppo della cultura, della letteratura, della musica, della pittura e dell’arte nelle sue diverse forme. Proprio intorno alla figura e al culto del santo protettore di Arezzo, inoltre, iniziò a generarsi un movimento di scuole e di botteghe dove hanno operato alcuni dei maggiori artisti medievali e dove hanno visto la luce opere di eccezionale pregio, andando a configurare una vera e propria “scuola pittorica aretina”.

Il dinamismo e la vitalità di questo periodo sono confermati dalla nascita della terza università al mondo dopo Parigi e Bologna, poi questa fiorente stagione è proseguita anche con l’impulso di vescovi potenti e illuminati quali Guglielmino degli Ubertini o Guido Tarlati che hanno contribuito a stimolare la produzione di opere da alcuni dei maggiori artisti toscani. Uno degli esempi più celebri, in questo senso, è rappresentato dalla commissione a Pietro Lorenzetti del grande polittico della Pieve di Arezzo raffigurante la Madonna con Bambino circondata dai Santi che il grande maestro senese realizzò con tempera e oro su tavola tra il 1320 e il 1324.

 

Da Margarito a Spinello: la grande stagione dei pittori aretini

Tra i massimi pittori medievali aretini merita un posto di rilievo Margarito che ha vissuto nella seconda metà del tredicesimo secolo e che è stato autore di numerosi crocifissi e di Madonne con Bambino di raro pregio, con alcuni cenni della sua biografia che sono riportati ne “Le vite” di Giorgio Vasari che di lui scrisse: “E, fra gli uomini che alla greca lavoravano, era tenuto eccellente Margaritone Aretino”. Suo contemporaneo e collaboratore in alcune opere fu Ristoro d’Arezzo che, oltre ad essere un artista, fu autore del primo trattato scientifico in volgare “La composizione del mondo colle sue cascioni”.

Questa fortunata stagione artistica è proseguita nel secolo successivo con Spinello Aretino che, nato a Capolona e formatosi alla scuola di Andrea di Nerio, è riconosciuto tra i principali pittori del medioevo toscano con numerosi lavori tra Firenze e Arezzo dove realizzò cicli pittorici ad affresco che oggi, purtroppo, sono andati in parte persi. Tra le sue opere più note rientrano gli “Angeli Musicanti”, un affresco proveniente da una “Annunciazione” e oggi conservato al Museo Nazionale di Arte Medievale e Moderna di Arezzo che è stato realizzato insieme al figlio Parri Spinelli che raccolse l’eredità artistica dal padre nel passaggio tra il medioevo e il primo Rinascimento.

 

Una scuola aretina tenuta in vita, dopo molti secoli, da Silvia Salvadori

Arezzo, in conclusione, è stata un centro fiorente per l’arte e per l’architettura. Le antiche tradizioni di questi grandi maestri sono state ereditate dall’attività di Silvia Salvadori che, dalla sua Bottega d’Arte Toscana in via Bicchieraia, è impegnata nello studio e nella valorizzazione di questo eccezionale periodo storico attraverso la realizzazione di opere uniche per bellezza, pregio, ricercatezza e raffinatezza cromatica. Questa artista, infatti utilizza le stesse tecniche, gli stessi colori e gli stessi supporti lignei utilizzati anche nel medioevo, mantenendo in vita questa gloriosa stagione della scuola pittorica aretina a distanza di molti secoli.

                                     Rassegna stampa 

 

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